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Il 1° novembre 1700 moriva il Re di Spagna Carlo
II°, senza eredi diretti. Il trono spagnolo, con gli
immensi possedimenti coloniali, era appetito dal Re
di Francia Luigi XIV° (il Re Sole) e dall’lmperatore
austriaco Leopoldo I°, tutti e due parenti del
defunto Re di Spagna. Prevalse la Francia (il
testamento del Re spagnolo designava come erede il
nipote del Re Sole, Filippo d’Angiò); I’Austria non
si rassegnò e ne conseguì una guerra combattuta
dal 1700 al 1714. Da un lato si schierarono la
Francia, la Spagna (dove governava il nipote del
Re Sole con il nome di Filippo V°) e il Piemonte,
dall’altra l’Austria, I’lnghilterra, I’Olanda e la
Prussia. Terreno di scontro fu il nord d’ltalia ove
la Spagna dominava il Ducato di Milano.
L’lmperatore d’Austria, per portare la guerra nei
domini spagnoli in Italia chiese alla Serenissima
Repubblica di Venezia, che in questa guerra aveva
dichiarato la propria neutralità, di poter passare
sui suoi territori. Venezia, che di fronte ad eserciti
cosi forti e ben armati non poteva sicuramente
opporsi, concesse l’autorizzazione, vietando però
l’ingresso nelle città circondate da mura (lo erano
quasi tutti i comuni di una certa consistenza).
Comandante degli imperiali era il principe Eugenio
di Savoia, i franco/ispano/sabaudi erano comandati
dapprima dal maresciallo Catinat, successivamente
sostituito, dopo alcune sconfitte, dal maresciallo
Villeroy. I due eserciti, dopo varie manovre,
si accamparono nella zona di Antegnate (Bg) i
francesi, presso Roncadelle gli imperiali.
Quest’ultimi mossero per entrare nella bergamasca,
ma venuti a conoscenza della presenza dei francesi
decisero di sfruttare al meglio la zona di Chiari
chiedendo di occupare il cento fortificato a cui
appoggiarsi per resistere ad eventuali assalti. I
francesi, convinti che gli imperiali volessero conquistare
Brescia, alla fine di agosto si mossero, ponendo
il campo presso Roccafranca, con l’ordine, per il
primo di settembre, di puntare, attraverso la franciacorta,
verso Brescia. Così, di buon mattino il
primo di settembre, il Villeroy, divisi gli uomini in
colonne distinte, si avvicinava a Chiari salendo da
S.Fermo di Roccafranca por incamminarsi verso
Brescia passando da Rovato. Nella zona dell’attuale
cimitero le avanguardie franco/is-pano/
sabaude vennero a contatto con gli imperiali che
nel frattempo si erano fortificati con terrapieni e
con tutta l’artiglieria schierata. Dopo i primi successi
parziali i francesi cozzarono, nella zona delle
attuali stazioni della Polizia e dei Carabinieri, con
il grosso dei nemici. Vi furono attacchi e contrattacchi
contro posizioni ben difese ed organizzate.
Anche nella parte orientale del territorio del paese,
quella che a sud dell’Ospedale arrivava all’attuale
“santella dei casotti” fino al cimitero, si scatenò lo
scontro: una parte dei francesi (quella che stava
dirigendo verso Rovato) nel frattempo era stata
richiamata verso Chiari per dar man forte all’attacco.
La battaglia, iniziata verso mezzogiorno, nel
primo pomeriggio vide anche lo scatenarsi di un
furioso temporale estivo, cosi alla cannonate ed alle
scariche di fuciliera si aggiunsero lampi e rombi di
tuoni. Dopo quattro ore di combattimento, visti
inutili tutti i tentativi di sloggiare gli imperiali da
Chiari, il Villeroy decise di sospendere l’azione e di
far rientrare le truppe a Roccafranca. Sul terreno
rimasoro circa 2000 morti ed un elevato numero di
feriti. Gli imperiali non ostacolarono la ritirata. I
francesi successivamente si riportarono nel ducato
di Milano, mentre gli imperiali rimasero a Chiari
ancora per un po’ di tempo “sladronando” come
scrisse un autore dell’epoca “come se fussoro in territorio
turco e non cristiano”.